40 anni guardando il futuro

Un’età in cui si è abbastanza giovani da avere ancora mille mete da raggiungere e mille aspettative sul futuro.

21 dicembre 1979

È quasi Natale quando Maria Rosa Piovani contribuisce alla concretizzazione di una nuova, ambiziosa, idea. Si chiama Tecnostudi, e da quel momento questa neonata creatura diviene per lei quasi un’altra figlia, forse ancor più impegnativa della piccola Elena.
All’inizio l’agenzia, fondata insieme ad un socio, si occupa principalmente del materiale di comunicazione di un solo grosso cliente, al quale se ne affiancheranno altri nel decennio che sta per cominciare.
Formatasi in ambiente pubblicitario, Maria Rosa sa quello che fa, ma soltanto un anno più tardi si trova a dover decidere se proseguire l’avventura per conto proprio o tornare ad un impiego da dipendente. Accetta la sfida.
Gli anni ’80 portano alla sua agenzia nuovi clienti, alcuni dei quali sono oggi grandi brand nel proprio settore di riferimento. In un certo senso, Tecnostudi è cresciuta insieme a loro, compagni di successo in un universo sfaccettato come è la comunicazione. I servizi forniti, in quel tempo storicamente vicino ma lontanissimo sotto l’aspetto tecnologico, riguardano pagine pubblicitarie e redazionali su quotidiani e riviste, spot radio e TV, grafica e strumenti per le reti vendita.
Trascorrono così 20 anni, tra soddisfazioni e preoccupazioni, periodi belli e altri più difficili.

Un altro millennio

Dopo 23 anni nel nostro amato nido di via Ferrarese, nel 2021 abbiamo traslocato in un meraviglioso spazio di 400 mq. Abbiamo scelto il quartiere anche in base allo spirito di cui è portavoce: rinascita, libertà, bellezza e futuro.
Non siamo mai stati preparati a tutto. Ma pronti a tutto, quello sì: ad imparare ogni giorno e crescere con le nostre forze, cadendo e rialzandoci più forti di prima. A sognare in grande, soprattutto, e avere la pazienza di fare un passo alla volta per costruire il nostro domani.
Quando il mondo – anche quello del marketing – ha subìto una trasformazione prima impensabile, non ci siamo spaventati e abbiamo assecondato il suo moto continuo. Ci siamo innamorati delle nuove tecnologie, senza mai rinnegare il passato e senza dimenticare che è dallo studio e dal metodo che nascono le idee migliori. Immaginiamo nuovi percorsi e raccontiamo le storie da un altro punto di vista. Anche la nostra.
E se questo comporta dei rischi, crediamo che il rimedio sia sognare di più, e ancora più in grande. Perché nei sogni ci vuole disobbedienza, irriverenza e insistenza.

La nuova vita di Tecnostudi

Maria Rosa ha finalmente la figlia con cui confrontarsi, un appoggio concreto nelle scelte quotidiane. Elena in quegli anni di intenso fermento ha uno sguardo fresco e innovativo sul mondo del marketing. L’agenzia si reinventa, implementa nuovi canali e strumenti di comunicazione.
Neuromarketing, copy persuasivo, marketing strategico: tutto ciò che Tecnostudi non aveva fatto fino a quel momento diventa per Elena materia di studio, e passione. Maria Rosa, anche in questo caso, le lascia carta bianca.
“Non le sarò mai abbastanza grata per questo e quando sento parlare di passaggio generazionale difficile mi sento davvero molto fortunata. Già noi imprenditori di seconda (o terza) generazione patiamo il peso delle aspettative e dei pregiudizi: la prima generazione crea, la seconda conserva, la terza sperpera. È questo il detto, giusto? Beh, io di “conservare” non avevo nessuna intenzione. Volevo crescere, innovare, e vincere.”
È una sfida, un gesto di coraggio. Simile e al contempo diverso da quello da cui era nata l’agenzia 30 anni prima. Arrivano nuovi clienti, e quelli di lunga data rinnovano a Tecnostudi la fiducia necessaria per sfidare e vincere anche le nuove frontiere digitali.

Tecnostudi party 40 anni

Tecnostudi oggi

Il 2000 porta con sé numerose novità: il mondo comincia a correre più veloce, i linguaggi cambiano e tutto prende una forma nuova.
Elena, ormai ventenne, aiuta la mamma in piccoli compiti operativi, ma non ne vuole sapere di assumere un ruolo più significativo e di lavorare stabilmente in agenzia. Maria Rosa la lascia libera di seguire le sue vocazioni, di scegliere il suo futuro. È dispiaciuta, vorrebbe che sua figlia guardasse a quell’azienda con gli stessi occhi pieni d’amore che sono i suoi. A chi l’affiderà, un giorno?
Così, intorno al 2009, comincia a cercare un possibile sostituto a cui cederla. Sa che non si accontenterà: vuole qualcuno che condivida gli stessi valori su cui l’agenzia si è basata fino ad ora. Non vuole che venga snaturata, perdendo la correttezza e la serietà che l’hanno sempre contraddistinta, quel mettere il cliente sempre al centro, anche se a volte è faticoso. Non vuole qualcuno che la sfrutti solo per un tornaconto economico. Perché un’azienda di servizi spogliata del significato che la parola “servizi” significa davvero, che cos’è? Se consideri il servizio come un semplice compito da portare a termine, che servizio stai dando in realtà?
“All’improvviso, però, accadde qualcosa che ci colse non solo impreparati, ma anche incapaci di renderci conto della sua portata. In realtà, col senno di poi, fu la vera svolta di cui l’agenzia aveva bisogno, e di cui avevo bisogno anche io. Perdemmo il nostro principale cliente, quello che ci faceva quasi l’80% del fatturato. A quel punto scattò un interruttore: il mio orgoglio prese il sopravvento su tutto. Abbandonai qualunque altro progetto e mi tuffai completamente nell’agenzia.”
Elena racconta con queste parole il suo ingresso definitivo nell’azienda di mamma.